QUESTO NON È UN POSTER – Ritratti di Efrem Barrotta
Abbattere i Muri del Pregiudizio: l’Arte come Ponte verso l’Inclusione
Quando si parla di malattia mentale, spesso si traccia una linea immaginaria che separa “noi”, i presunti sani e normali, da “loro”, i matti. Questa linea diventa un muro di paura e incomprensione, trasformandosi in contenitori invisibili all’interno delle città: luoghi in cui si pensa che le persone con problemi psicosociali e disturbi mentali debbano essere curate, lontano dal resto della comunità.
Ma c’è un modo per abbattere questi muri, che aggiungono sofferenza al dolore della malattia: l’arte. Un ponte capace di unire il “dentro” e il “fuori”, non solo in senso fisico, ma anche esistenziale. Così Laura Casciotti descrive il progetto “Questo non è un poster” sulle pagine di QuiSalento, sottolineandone la forza trasformatrice.
Un Progetto che dà Volto all’Inclusione
Con il titolo “Questo non è un poster – 15 Ritratti di Efrem Barrotta”, si è lanciata la quinta edizione della campagna di sensibilizzazione contro il pregiudizio sul disagio mentale. L’obiettivo è favorire l’inclusione sociale delle persone con disturbi psichiatrici, andando oltre gli stereotipi.
Dal 10 ottobre 2024, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, 15 manifesti sono stati affissi nelle vie principali di Racale. Ogni manifesto presenta il ritratto di un ospite della Casa per la Vita “Artemide”, realizzato dall’illustratore Efrem Barrotta dell’agenzia grafica BIG SUR di Lecce, accompagnato dal nome del protagonista.
Questi manifesti non sono semplici poster: sono opere cariche di emozioni, capaci di raccontare i vissuti di persone che, pur avendo conosciuto la malattia mentale, non si esauriscono in essa.
Io ho una Malattia, ma Non Sono la mia Malattia
Spesso lo stigma che accompagna il disagio mentale alimenta un circolo vizioso fatto di alienazione, discriminazione e privazione di diritti. Per chi soffre di disturbi mentali, e per le loro famiglie, lo stigma diventa la causa di isolamento sociale, difficoltà nel trovare una casa o un lavoro, e persino di fenomeni di abuso e marginalizzazione.
“Questo non è un poster” pone l’accento sull’identità delle persone: sul loro Io sono, che non può e non deve essere ridotto alla malattia. Dire “Io ho una malattia” è molto diverso dal dire “Io sono malato”. I manifesti celebrano la complessità e la dignità di ogni individuo, riportando al centro il loro nome, la loro storia, il loro essere.
Un Progetto che Vive oltre i Manifesti
A testimonianza della profondità del progetto, è stata realizzata una fanzine dal titolo “Questa non è una fanzine”, che raccoglie e amplifica il messaggio della campagna, trasformandola in uno strumento di riflessione e sensibilizzazione.
Grazie all’arte e alla poesia visiva dei ritratti, “Questo non è un poster” si propone di avvicinare due mondi spesso considerati distanti, dimostrando che l’inclusione è possibile quando si abbattono i muri del pregiudizio.