ATTACCHI D’ARTE – L’Arte come Terapia Emotiva
L’Arte come Terapia Emotiva
Questo è il cuore di Attacchi d’Arte, un progetto giunto alla terza edizione. L’iniziativa porta all’interno della struttura pittori, illustratori e ceramisti, che dialogano con Ospiti affetti da “disturbi della mente”. Persone spesso etichettate come “diverse”, ma assolutamente capaci di ascoltare, comprendere e collaborare con gli artisti, dando vita a veri e propri workshop creativi.
Un Incontro Unico
Per l’artista questo significa confrontarsi con un pubblico “speciale”, persone che richiedono attenzione e sensibilità particolari. Insieme, costruiscono un piccolo “percorso artistico” fatto di ascolto reciproco, apprendimento di tecniche e creazione condivisa di opere d’arte.
L’obiettivo è chiaro: aiutare gli Ospiti a esprimere le proprie emozioni attraverso il disegno, la modellazione o altre forme creative. L’arte diventa così un mezzo per dare forma alla fantasia, ma anche per liberare il disagio e trasformare la sofferenza in espressione. Un vero e proprio momento di terapia pura, capace di coinvolgere il cuore e la mente.
L’Arte come Momento di Connessione
L’arte, in questo contesto, è un momento collettivo e creativo, uno sfogo emotivo che si traduce in linee, colori e forme. La creazione artistica non è solo tecnica, ma un modo per rompere schemi, abbandonare le routine e aprirsi a nuove prospettive. È risaputo, infatti, che l’arte può essere un mezzo efficace per regolare l’attività emozionale e favorire un senso di benessere.
Attraverso il processo creativo, gli Ospiti imparano a essere più presenti e vivi, a comunicare con se stessi e con gli altri, scoprendo nuove vie per esprimere idee, desideri ed emozioni. L’attività artistica diventa così uno strumento potente per lo sviluppo della personalità e il mantenimento di un buono stato di salute.
Due Mondi che si Incontrano
Attacchi d’Arte si propone anche come un ponte tra due mondi: quello interno alla struttura, ricco di emozioni e vite vissute, e quello esterno, spesso condizionato da pregiudizi verso chi soffre di disturbi mentali. Creare un dialogo tra queste realtà è fondamentale per abbattere stereotipi e promuovere l’inclusione sociale.
Un’Esperienza Aperta
Per chi desidera avvicinarsi a queste tematiche e vivere un’esperienza unica, è possibile partecipare agli Attacchi d’Arte. Gli eventi sono aperti a cinque persone per volta. Per prenotarsi, basta contattare la struttura.
Gli appuntamenti con gli artisti
Montelli, art director in numerose case editrici, tra cui l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, ha al suo attivo numerose mostre di grafica e di illustrazioni in Italia e all’estero. Per Rai2 ha realizzato sigle e storie animate in programmi per ragazzi. Si è interessato ad ogni campo applicativo della fotografia, da quella scientifica a quella documentaristica.
Dal 1983 al 1990 ha realizzato per il settimanale “L’Espresso” le illustrazioni per numerose copertine.
Ha collaborato continuativamente con il quotidiano “La Repubblica” e con il magazine “Il Venerdì de La Repubblica”, per il quale ha realizzato le illustrazioni di numerosi dossier, le grandi tavole della rubrica Wimbledon e i ritratti di personaggi famosi per la rubrica “Le grandi interviste”.
Dal 1988 ha diretto i corsi di illustrazione e insegnato Illustrazione editoriale e costruzione dell’immagine presso l’Istituto Europeo di Design a Roma, poi presso l’Istituto di Comunicazione e Immagine – Multimedia (ICEI).
Ha tenuto lezioni di linguaggi grafici e fotografici all’interno del Corso di Perfezionamento – Master in “New media e Comunicazione” presso l’Università di Roma Tor Vergata. Nel 1993 prende parte alla grande mostra di illustrazione e pubblicità al Palazzo delle Esposizioni di Roma dal titolo” il Disegno consumato, il Consumo disegnato”.
Nel 1998 ha fondato l’Accademia dell’Illustrazione e Comunicazione Visiva a Roma, dove ha diretto i corsi e insegnato figura, costruzione dell’immagine e illustrazione editoriale. Collabora con il quotidiano “Europa” per il quale ha realizzato le grandi tavole del paginone “Dialoghi”. Ha realizzato due mostre presso la libreria Odradek a Roma: “Le copertine senza tette” (le copertine de L’ESPRESSO dal 1983 al 1989) e “Pinocchio & C.” in occasione della presentazione del libro “Pinocchio” di Collodi edito dalla casa editrice Odradek.
È del 2004 una mostra delle grandi illustrazioni del “Pinocchio” presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce dal titolo “Comunicazione Visiva e l’Arte di Generare Visioni” che lo ha visto impegnato in convegni e workshop con gli allievi della stessa Accademia. Successivamente una grande mostra antologica presso il Museo provinciale S. Castromediano di Lecce dal titolo “Dalla favola al Mito”. Ultimamente ha ripreso a lavorare con la creta per realizzare le “Illustrazioni di Argilla”. Del 2016 il libro “Il Barone di Münchhausen” edito da Odradek e successivamente la mostra delle grandi tavole del Barone e le sculture in argilla presso il Palazzo Ducale di Cavallino.
La Rollo, che per diversi anni ha vissuto e lavorato a Roma, dopo essersi laureata in letteratura e studiato illustrazione editoriale a Milano e grafica editoriale a Roma, crea illustrazioni per riviste, per l’infanzia e per la pubblicità, sviluppa storyboard pubblicitarie e video di animazione, video motion e storytelling digitali, ma anche game app.
Ha all’attivo diverse esperienze lavorative nel campo pubblicitario e fa parte di CALM, un collettivo nel quale confluiscono diversi artisti del territorio salentino, tra fumettisti, illustratori e disegnatori, il cui scopo è quello di costituire una rete che favorisca lo scambio di esperienze singole e collettive, che si concretizza nella pubblicazione di una rivista di illustrazione e fumetto (LA MANTICE), a cadenza quadrimestrale seguendo il solco del graphic journalism.
Ha realizzato le illustrazione di “Barbablues”, edito da Pietre vive editore (2019). Ha collaborato con Lamantice_mag, ROSSO35, OLTRE COLLAGE. Partecipa a mostre individuali e collettive, fiere di settore (The House of Illustration Fair, London 2018), eventi e manifestazioni culturali.
Questo progetto – sostiene ancora Spennato – s’inserisce nella logica di creare momenti di contatto tra due mondi così vicini eppure così lontani: quello esterno alla struttura, ancora vittima di pregiudizi sui cosiddetti “disturbi mentali”, e quello interno.