P R O G E T T I

ATTACCHI D’ARTE – Ed. 2018

Da Aprile a Giugno 2018

ATTACCHI D’ARTE – L’arte come terapia emotiva

L’arte come terapia emotivaÈ questa l’idea-base di Attacchi d’arte , un progetto che è giunto alla sua seconda edizione, e che vede la presenza in struttura di pittori, illustratori, ceramisti che si troveranno a parlare di sé e della loro arte con soggetti affetti da “disturbi della mente”, ma non per questo incapaci di ascoltare, comprendere e realizzare con il workshop di Laurea un vero e proprio.

L’artista ha così la possibilità di trovarsi di fronte ad un pubblico “particolare”, soggetti che hanno bisogno di attenzioni speciali e costruire con loro un piccolo “percorso artistico” basato sull’ascolto, l’insegnamento di una tecnica e la creazione dell’opera d’arte. Creare partendo dalle proprie emozioni, riuscire a incanalarle in un disegno, in un manufatto, dare forma alla fantasia, ma anche sfogo al disagio, alla sofferenza, questo è l’obiettivo di un “attacco d’arte”, che diventa terapia pura, emotiva, naturale.

L’arte, dunque, è momento creativo di gruppo. L’arte come sfogo emotivo, che diventa segno, di-segno, che diventa colore, miscuglio di colori, miscuglio di umori. È risaputo, infatti, che l’opera artistica costituisce un mezzo efficace di regolazione dell’attività emozionale. Nel processo creativo s’impara a essere più vivi e presenti, a comunicare con se stessi e con gli altri, a rompere gli schemi routinari, ad abbandonare il conosciuto e scoprire nuove prospettive.

L’attività artistica, com’è risaputo, offre la possibilità di uno sviluppo più ampio della personalità. Emozioni e sensazioni sono gli strumenti per procedere verso il benessere e mantenere così un buono stato di salute. Il processo creativo inizia con il lasciarsi andare così come si è: si esprimono idee, impulsi, impressioni, desideri, emozioni liberandole attraverso il mezzo artistico.

Anche questo progetto s’inserisce nella logica di creare momenti di contatto tra due mondi così vicini eppure così lontani: quello esterno alla struttura, ancora vittima di pregiudizi sui cosiddetti “disturbi mentali”, e quello interno.